mercoledì 7 aprile 2010


04 Aprile
Siamo a casa da qualche giorno e ormai vi abbiamo già visti tutti e abbiamo iniziato a raccontarvi le nostre storie…
Durante questi mesi abbiamo conosciuto tante persone, tante realtà, tanti momenti positivi e qualche momento di sconforto (soprattutto mio!). Abbiamo cercato di capire le realtà in cui abbiamo vissuto, facendocele spiegare da coloro che le vivono quotidianamente. Non è sempre stato facile perché prescindere dalla nostra mentalità europea-italiana non è possibile. Ma tutti ci hanno insegnato qualcosa e questo fa parte del bagaglio enorme (e che per fortuna le compagnie aeree non tassano!!!) che ci portiamo a casa e che speriamo di condividere con voi! Ci vorrà del tempo per capire ed interiorizzare le emozioni provate in questi mesi, ma ci sentiamo già così enormemente ricchi e sfacciatamente fortunati per quello che abbiamo vissuto!
Grazie per l’affetto che ci avete dimostrato anche a distanza! Ve volemo ben!!
PS: per i prossimi mondiali, noi tifiamo Bafana Bafana!!!

30 Marzo 2010
Ok, affezionati lettori, avete ragione… Devo proprio aggiornare il blog! Mmm… vediamo di cominciare dal principio.
11 Marzo
Arriviamo a Port Elizabeth e inizia una nuova avventura: la guida a destra! Per i primi minuti ci dividiamo i compiti (lui il volante e i pedali ed io le marce), poi Giulio si ripiglia e si diverte pure! Entriamo subito nel Addo Elephant National Park e, come promesso dal nome, vediamo subito elefanti. L’animale che comunque ci affascina di più, fin da subito è lo scarabeo stercorario che vediamo intento a spingere la sua pallina di cacca… un piccolo mito! Poi parte la carrellata di impala, gnu, antilopi di vario genere, 100 milioni di facoceri (mamma mia che bruttini!) e elefanti, sempre in lontananza. Gran finale prima ancora di posare le valige in camera: 3 leonesse che prima guardano un po’ incuriosite la ventina di macchine da un lato della strada che fanno loro da pubblico, poi passano tra le auto, con un’eleganza impressionante (e un po’ spaventosa!). Il giorno dopo ci “immergiamo” davvero negli elefanti, nel senso che ci troviamo circondanti da un intero gruppo… troppo un’esperienza indescrivibile! Tra barriti e rumore di rami che vengono rotti e masticati, elefantini che saltellano per stare dietro ai mastodontici maschi adulti.. da vivere! Ci abbiniamo anche un giro di Safari al Schotia Private Game reserve, giusto per vedere rinoceronti, ippopotami, giraffe (le mie preferite) e dei leoni che cacciano delle zebre senza troppa convinzione!

Da lì si parte per la Garden Route, chilometri lungo la costa intervallati da bellissime cittadine di mare. Prima tappa: Jeffrey’s Bay: il paradiso dei surfisti. Noi la vediamo deserta, tranne per una coppia di “cugnadi” brasiliani che stavano aspettando l’onda perfetta. Da lì si fa tappa a Storms River e il Tsitsikamma National Park, dove si trovano un pittoresco ponte sospeso e il Bunge Jumping più alto del mondo. Il posto offre anche un sacco di attività come tubing &co. Ma che prezzi signori!!

Terza tappa: Plettemberg Bay, dove l’ostello carino e una ragazza in viaggio studio ci convincono a restare per addirittura due notti! Bella la passeggiata (!) su e giù per le rocce alla peninsula. Quarto stop: Knysna. Non ci convince un gran che quindi si prosegue per Mossel Bay… E potevamo non beccare il weekend in cui c’è uno dei più grandi raduni di moto del Sud Africa? Ovvio che no, con somma gioia di Giulio! Nottata anche lì, a parlare con due ragazzi che lavorano sulle navi da crociera (lavoro interessante, by the way!). Prima di approdare alla nostra meta finale, Cape Town, facciamo una deviazione per Cape Alghulas, per vedere il punto in cui i due oceani (Indiano e Atlantico) si incontrano. Il 20, puntuali alle 19.30, ci ritroviamo a casa dei genitori della nostra amica Samantha. E che casa! Loro sono gentilissimi e ci fanno sentire come due vecchi amici… e poi… si aprono le finestre del soggiorno e davanti a noi c’è solo l’oceano e uno di quei bellissimi tramonti rosso infuocato che solo l’Africa sa regalare

Il nostro primo giorno a Cape Town l’abbiamo passato… fuori da Cape Town! In macchina ci siamo diretti a scoprire la Cape Peninsula, la penisola appena sotto a Città del Capo. Ovviamente molti stop per fare foto, vedere la colonia di pinguini di Boulders a Simon’s Town (che con nostra somma gioia abbiamo visto con i piccoli appena nati!), farci “attaccare” dai babbuini lungo la strada – che se Giulio non è veloce a chiudere a chiave le porte dell’auto ce ne troviamo uno seduto sul sedile posteriore! – e gran finale con il Capo di Buona Speranza. Il resto della settimana passa alla scoperta di questa magnifica città, di musei, di centri commerciali, salita alla Table Montain (che signori è veramente piatta come una tavola!!) e di funzioni ebraiche! Si perché Charles e Adrienne, i nostri due padroni di casa, venerdì sera ci portano alla sinagoga con loro. Esperienza sicuramente istruttiva, vista la scarsa conoscenza che avevamo della religione ebraica prima di arrivare qui! E poi cene con parenti e amici – conosciamo anche il fratello di Samantha e la sua famiglia – il compleanno di Sammy che ci raggiunge per i nostri ultimi giorni a Cape Town… Insomma, ci sentiamo di casa! È bello riuscire a salutare tutti loro insieme l’ultimo giorno e ovviamente farci promettere che verranno a trovarci in Italia!
Ma è tempo di un altro tour de force… Cape Town – Johannesburg – Doha – Madrid!! 2 luuuunghi giorni!!

mercoledì 10 marzo 2010


Dopo un viaggio interminabile (Buenos Aires – Madrid – Doha – Johannesburg) atterriamo nell’unico continente che ci mancava: il Sud Africa. Il paese delle contraddizioni tra ricchezza e povertà, delle prime elezioni democratiche nel 1994 (!), di 11 lingue ufficiali, di 3 premi Nobel per la Pace e dei prossimi Mondiali di calcio. L’accoglienza è delle migliori, a casa di due vecchi amici che avevamo conosciuto in Perù ben 6 anni fa e che ci ospiteranno a casa loro, con i loro gemellini e con i due cani più coccolosi del mondo, per i primi giorni qui a Jo’burg. Parlare con qualcuno che vive la realtà in cui stai per immetterti è sempre la cosa migliore, ma per conoscere in maniera più approfondita la città e la storia dovremo aspettare il tour della città e Soweto. E così ieri partiamo con la guida, John, per visitare prima la zona delle ville, vedere la casa dove vive Mandela, un breve colpo d’occhio alla città dall’alto di una collinetta e poi… il city center (il centro della città). La guida ci spiega che una volta era il centro delle attività logistico-finanziare della città ma ora tutto si è mosso a Sandton e ora ci sono quartieri lasciati al degrado, dove regnano droga e prostituzione. Bisogna comunque dire anche che nel centro si trovano la Corte Suprema, alcune delle maggiori banche, e quartieri residenziali carini e visibilmente sicuri. John ci conferma comunque che avventurarci in centro di notte non sarebbe proprio un’idea furba nonostante sfati molti dei miti sulla pericolosità di Jo’burg. Saliamo anche su “Top of Africa” un edificio di 50 piani dal quale si gode di una vista a 360° sulla città e dalla quale si vedono anche le miniere d’oro che hanno contribuito a far nascere questa città.

Il tour della città si conclude qui perché la prossima tappa sarà SoWeTo (South West Township). Township è il nome dato ai quartieri dove venivano segregati i non-bianchi (neri, indiani…) sviluppati particolarmente durante l’apartheid (politica di segregazione razziale applicata dal governo bianco) e Soweto è la township probabilmente e tristemente più famosa del mondo. Il primo impatto è positivamente sconvolgente… Avevo letto che lo sviluppo e il miglioramento di questa zona ha fatto notevoli passi avanti, ma le nostre prime foto sono di villette, molto carine e ovviamente senza recinzioni elettriche o cartelli “Risposta armata” (cosa impossibile da non trovare in tutti i quartieri a prevalenza bianca). La scuola è appena terminata e un sacco di bambini ci salutano e si avvicinano per farsi fare una foto, o solo per curiosare. Ma Soweto non è solo questo. Andiamo a vedere una baraccopoli, dove c’è un solo pozzo di acqua per tutti e i bagni sono in comune tra 10 unità abitative. No corrente elettrica. Il governo sta costruendo case per queste persone ed il loro sforzo è concreto. Il problema è che sono tanti! In un’altra township John ci chiede se vogliamo scendere dal furgone e fare un giro “Only if you feel confortable with”… non siamo venuti qui per le belle cartoline ma per vedere la realtà (certo non per avere esperienze suicide!) ma se la guida dice che è ok noi ci fidiamo! Un ragazzo ci fa vedere la sua “casa”: un forno di lamiera senza luce e acqua.

Tutti ci guardano e come sempre i bimbi vengono a farsi fare una foto… Non c’è traccia di odio o rancore, ma solo curiosità e , ci spiega John, speranza (“Se i turisti vedono come vivono, vengono a visitarli, loro possono avere speranza”). A dispetto di ciò che tutti pensano ci sentiamo perfettamente sicuri a camminare a Soweto, anche se essere così poco abbronzati ti fa sentire un po’ particolare! Il tour finisce ma non le nostre domande e curiosità, quindi oggi ci facciamo un salto in un altro museo, dove ci spiegano della resistenza opposta all’apartheid e di quando Mandela e altri furono catturati e rinchiusi in prigione per 27 anni!

Domani si parte per Port Elizabeth e la nostra scoperta dell’Africa continua…
PS: si, abbiamo visto anche lo stadio dei mondiali… ovviamente!

Ok Ok avete ragione… verso la fine inizio a diventare un po’ pigra… Anyway vediamo di aggiornare i nostri spostamenti! Buenos Aires alla fine si è dimostrata molto più carina di quello che pensavamo ed … effettivamente un po’ paurosetta! Per la prima volta nella nostra vita siamo saliti su uno di quei autobus per turisti senza il tetto, con audio guida… molto pensionati in vacanza! Ma effettivamente per vedere la città in tutta sicurezza era la decisione giusta. L’architettura della città è piuttosto impressionante e camminare in Piazza de Majo, dove ancora oggi le madri e parenti dei desaparecidos si riuniscono per chiedere delle risposte è impressionante! E mi viene da chiedermi: ma quanto poco sappiamo della politica internazionale? Certo, dell’ultima storia velina-calciatore non perdiamo una virgola… E’ una domanda che mi sono fatta e mi rifarò ancora nel corso del viaggio, visto che la nostra prossima metà è il favoloso ma sconosciuto Sud Africa! Ma prima di partire… Happy Birthday Giulio! (04.03)

giovedì 4 marzo 2010


Infatti il giorno dopo eravamo in viaggio per S.Antonio de Areco, un’altra perla di paesino, famoso soprattutto per gli artigiani bravissimi che vi risiedono e per essere la terra dei gauchos. Ostello favoloso, gente favolosa, perfino i cani randagi che ti fanno da scorta per le vie della città ci sono piaciute! E poi, signori, siamo diventati famosi! Eh si, ci fermiamo in un negozio e parlando con i proprietari raccontiamo del nostro viaggio. In un attimo ci troviamo a ripetere il tutto ad un cronista della radio locale (Radio Origen) che ci invita il giorno seguente in radio. Alle 9 eccoci davanti ad un microfono a rispondere a domande sul nostro viaggio e impressioni sull’Argentina in spagnolo… da non credere! E poi, per concludere degnamente il nostro soggiorno qui, Gabriel (il cronista) ci invita a pranzo a casa sua. Un’ospitalità senza precedenti e che cultura ci sfoggia il nostro nuovo amico! Conosce l’Italia meglio di noi!! Prendiamo il bus per Buenos Aires a malincuore ma gli ultimi 3 giorni non possiamo non dedicarli alla capitale!!

E poi siamo partiti per S.Ignacio, una boccata d’aria fresca in una giornata così pesante. Non solo per le viette di terra rossa, per le rovine gesuitiche, per lo spettacolo di luci e suoni, ma per la gente, la classica “gente di paese” che quando passi ti saluta e con la quale ti fermi a fare due risate. La semplicità insomma! Maledetta lonely planet che non ti scrive che è facile innamorarsi di posti così quindi che è meglio preventivare almeno 4 giorni…
2 Marzo 2010
Alla fine le cascate dal lato brasiliano non le abbiamo viste… Ci siamo svegliati con un acquazzone pazzesco e continuo, cosa che a Puerto Iguazù non capita mai (e aspettava noi giustamente!) e con la tremenda notizia di ciò che era accaduto in Cile. Ecco allora il tam tam di messaggi con tutti i turisti-amici che abbiamo conosciuto durante il viaggio… Un’altra volta scappando alle calamità naturali…

sabato 27 febbraio 2010


Poi le nostre canoniche 22 ore di bus fino a Puerto Iguazù, cittadina senza carattere ma tappa obbligata per chi vuole vedere le stratosferiche Cataratte dell’ Iguazù. Non abbiamo mai visto una cascata di una certa portata quindi non ho termini di paragone ma signori e signore… che spettacolo!! Indescrivibile e francamente pauroso! La quantità incredibile di acqua che cade al secondo è sconvolgente!!
Domani le vedremo dal lato brasiliano (qui dicono che gli argentini hanno le cascate e i brasiliani hanno la vista). Lo show continua!!

26 febbraio 2010
Cordoba è passata, forse un po’ troppo in fretta perché la città è veramente molto bella e forse meritava una visita più approfondita… comunque ci siamo visti l’università e la chiesa che formano la manzana gesuitica e la guida ci ha spiegato un po’ dell’organizzazione di questo ordine religioso che per il nord dell’Argentina è stato così importante.

domenica 21 febbraio 2010


Ora siamo a Ushuaia, “Il culo del mondo” come recitano i cartelli turistici. La città più a sud di tutto il pianeta… sotto di noi solo il ghiaccio e i pinguini del polo sud. Una città veramente incantevole, anche se freschina! Ci siamo fatti una bella gita in barca a vela sul Canale di Beagle, ad avvistare cormorani e leoni marini, oltre ad una passeggiata su un’isola storicamente usata dagli indigeni, e ovviamente trekking al Parco Nazionale Tierra del Fuego, tra baie e monti innevati, tra incontri ravvicinati con picchi dalla testa rossa, volpi e condor. Ma tra qualche ora si parte, in aereo stavolta, verso il nord, verso il caldo: Cordoba.

Ummm… a quanto pare è da un po’ che non aggiorno gli spostamenti della fam. Spini-DallaVia. Dopo Puerto Natales siamo andati ancora più a sud, a Punta Arenas, per un paio di giorni. Probabilmente la città era molto più pittoresca qualche anno fa, quanto era poco più di un porto. Poi l’industria laniera e quella petrolchimica la hanno resa ricca e ora risulta decadente e un po’ abbandonata a se stessa. Le sue case colorate, la posizione sullo stretto di Magellano e quella luce particolare che avvolge ogni città così al sud la rendono comunque interessante. Ci siamo fatti anche una visitina al museo Salesiano, uno dei più importanti sulle popolazioni indie che vivevano queste zone remote, e ci siamo sentiti in qualche modo orgogliosi di sapere che uno dei massimi esploratori e conoscitori dell’argomento fu un padre italiano, De Agostini (fratello del proprietario della casa editrice). Fa un certo che leggere lettere o vedere documentari nella tua lingua, sapendo che tutti gli altri devono ricorrere ai sottotitoli, anche se non sei a casa tua! Dopo l’orgoglio scompare quando leggi che queste popolazioni hanno visto il primo uomo bianco a metà del 1800 e che in 150 anni di “convivenza” nello stesso territorio non ne è rimasto nemmeno uno… di ben 4 gruppi etnici… Grazie ai nostri virus, alle nostre abitudini e alle nostre armi… Fa riflettere vero?

lunedì 15 febbraio 2010


La principale attrattiva del luogo, anche se il paese in se non è affatto male e ha una luce molto particolare, è il Parco Torres del Paine. Per problemi di tempo ci siamo stati solo un giorno, ma il paesaggio è incredibile! Laghi dai colori diversissimi, cascate d’acqua e monti innevati dovunque. Ogni foto sembra una cartolina!

E dopo quest’esperienza mistica, conclusa con un giro al lago Argentino pieno di fenicotteri rosa, abbiamo varcato di nuovo il confine.
Destinazione: Puerto Natales (Capoluogo della provincia di Ultima Esperanza).
15 febbraio 2010 In questi ultimi giorni ci siamo immersi nelle bellezze più spettacolari che la natura ha da offrire. Prima, a El Calafate, un bel tour al Glaciar Perito Moreno, un fiume di ghiaccio lungo 30 km e alto 60 metri sopra il livello dell’acqua, che avanza a 2 mt al giorno, “perdendo” continuamente dei blocchi di ghiaccio. Il fragore che si sente quando queste sculture ghiacciate dal colore azzurro si infrangono nell’acqua è indescrivibile! Quindi eccovi il video!!

giovedì 11 febbraio 2010


11 Febbraio 2010
Non mi ero mai fermata a riflettere sul fatto che ogni volta che ci prepariamo lo zaino per cambiare destinazione ci stiamo portando dietro la nostra casa… E’ una sensazione strana… impacchetti tutto, controlli di non aver lasciato niente dietro di te, saluti i tuoi amici di una sera o due e cominci a camminare per prendere un altro bus. Stavolta il tragitto è stato veramente lungo: 26 ore. Passare il tempo in autobus ci piace, come in verità in qualsiasi cosa serva per viaggiare (auto, aerei, treni…) quindi l’idea di trascorrerci così tanto tempo non è stato affatto un problema. Ben organizzati con cibo, libri e film, l’ultimo giorno è passato alla grande! A dire la verità l’attività a cui ci siamo dedicati di più è stata fotografare le cartoline che si succedevano fuori dal finestrino… Letteralmente 26 ore immersi in un paesaggio semi desertico, con forte raffiche di vento, qualche capra e qualche alpaca che sembrano messe lì per caso e ogni tanto, ma veramente ogni tanto, una casa. Per noi italiani è difficile da immaginare km e km senza case, negozi e vita! Il paesaggio tuttavia non è affatto noioso: le nuvole, complice il vento, creano cieli bellissimi, con striature che da noi sarebbero impossibili, e persino le pompe per l’estrazione del petrolio assumono un’aria poetica. Chissà cosa doveva essere, molti anni fa, intraprendere questo viaggio con un carretto o a cavallo, con l’orizzonte che ogni tanto ti inganna facendoti credere che un mucchio di sassi bianchi siano mucche al pascolo o che qualche arbusto più alto degli altri siano contadini della zona. Ma poi arriva il tramonto e tutto l’autobus diventa silenzioso… l’unico rumore sono i click delle macchine fotografiche… indescrivibile!
 
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