mercoledì 7 aprile 2010


04 Aprile
Siamo a casa da qualche giorno e ormai vi abbiamo già visti tutti e abbiamo iniziato a raccontarvi le nostre storie…
Durante questi mesi abbiamo conosciuto tante persone, tante realtà, tanti momenti positivi e qualche momento di sconforto (soprattutto mio!). Abbiamo cercato di capire le realtà in cui abbiamo vissuto, facendocele spiegare da coloro che le vivono quotidianamente. Non è sempre stato facile perché prescindere dalla nostra mentalità europea-italiana non è possibile. Ma tutti ci hanno insegnato qualcosa e questo fa parte del bagaglio enorme (e che per fortuna le compagnie aeree non tassano!!!) che ci portiamo a casa e che speriamo di condividere con voi! Ci vorrà del tempo per capire ed interiorizzare le emozioni provate in questi mesi, ma ci sentiamo già così enormemente ricchi e sfacciatamente fortunati per quello che abbiamo vissuto!
Grazie per l’affetto che ci avete dimostrato anche a distanza! Ve volemo ben!!
PS: per i prossimi mondiali, noi tifiamo Bafana Bafana!!!

30 Marzo 2010
Ok, affezionati lettori, avete ragione… Devo proprio aggiornare il blog! Mmm… vediamo di cominciare dal principio.
11 Marzo
Arriviamo a Port Elizabeth e inizia una nuova avventura: la guida a destra! Per i primi minuti ci dividiamo i compiti (lui il volante e i pedali ed io le marce), poi Giulio si ripiglia e si diverte pure! Entriamo subito nel Addo Elephant National Park e, come promesso dal nome, vediamo subito elefanti. L’animale che comunque ci affascina di più, fin da subito è lo scarabeo stercorario che vediamo intento a spingere la sua pallina di cacca… un piccolo mito! Poi parte la carrellata di impala, gnu, antilopi di vario genere, 100 milioni di facoceri (mamma mia che bruttini!) e elefanti, sempre in lontananza. Gran finale prima ancora di posare le valige in camera: 3 leonesse che prima guardano un po’ incuriosite la ventina di macchine da un lato della strada che fanno loro da pubblico, poi passano tra le auto, con un’eleganza impressionante (e un po’ spaventosa!). Il giorno dopo ci “immergiamo” davvero negli elefanti, nel senso che ci troviamo circondanti da un intero gruppo… troppo un’esperienza indescrivibile! Tra barriti e rumore di rami che vengono rotti e masticati, elefantini che saltellano per stare dietro ai mastodontici maschi adulti.. da vivere! Ci abbiniamo anche un giro di Safari al Schotia Private Game reserve, giusto per vedere rinoceronti, ippopotami, giraffe (le mie preferite) e dei leoni che cacciano delle zebre senza troppa convinzione!

Da lì si parte per la Garden Route, chilometri lungo la costa intervallati da bellissime cittadine di mare. Prima tappa: Jeffrey’s Bay: il paradiso dei surfisti. Noi la vediamo deserta, tranne per una coppia di “cugnadi” brasiliani che stavano aspettando l’onda perfetta. Da lì si fa tappa a Storms River e il Tsitsikamma National Park, dove si trovano un pittoresco ponte sospeso e il Bunge Jumping più alto del mondo. Il posto offre anche un sacco di attività come tubing &co. Ma che prezzi signori!!

Terza tappa: Plettemberg Bay, dove l’ostello carino e una ragazza in viaggio studio ci convincono a restare per addirittura due notti! Bella la passeggiata (!) su e giù per le rocce alla peninsula. Quarto stop: Knysna. Non ci convince un gran che quindi si prosegue per Mossel Bay… E potevamo non beccare il weekend in cui c’è uno dei più grandi raduni di moto del Sud Africa? Ovvio che no, con somma gioia di Giulio! Nottata anche lì, a parlare con due ragazzi che lavorano sulle navi da crociera (lavoro interessante, by the way!). Prima di approdare alla nostra meta finale, Cape Town, facciamo una deviazione per Cape Alghulas, per vedere il punto in cui i due oceani (Indiano e Atlantico) si incontrano. Il 20, puntuali alle 19.30, ci ritroviamo a casa dei genitori della nostra amica Samantha. E che casa! Loro sono gentilissimi e ci fanno sentire come due vecchi amici… e poi… si aprono le finestre del soggiorno e davanti a noi c’è solo l’oceano e uno di quei bellissimi tramonti rosso infuocato che solo l’Africa sa regalare

Il nostro primo giorno a Cape Town l’abbiamo passato… fuori da Cape Town! In macchina ci siamo diretti a scoprire la Cape Peninsula, la penisola appena sotto a Città del Capo. Ovviamente molti stop per fare foto, vedere la colonia di pinguini di Boulders a Simon’s Town (che con nostra somma gioia abbiamo visto con i piccoli appena nati!), farci “attaccare” dai babbuini lungo la strada – che se Giulio non è veloce a chiudere a chiave le porte dell’auto ce ne troviamo uno seduto sul sedile posteriore! – e gran finale con il Capo di Buona Speranza. Il resto della settimana passa alla scoperta di questa magnifica città, di musei, di centri commerciali, salita alla Table Montain (che signori è veramente piatta come una tavola!!) e di funzioni ebraiche! Si perché Charles e Adrienne, i nostri due padroni di casa, venerdì sera ci portano alla sinagoga con loro. Esperienza sicuramente istruttiva, vista la scarsa conoscenza che avevamo della religione ebraica prima di arrivare qui! E poi cene con parenti e amici – conosciamo anche il fratello di Samantha e la sua famiglia – il compleanno di Sammy che ci raggiunge per i nostri ultimi giorni a Cape Town… Insomma, ci sentiamo di casa! È bello riuscire a salutare tutti loro insieme l’ultimo giorno e ovviamente farci promettere che verranno a trovarci in Italia!
Ma è tempo di un altro tour de force… Cape Town – Johannesburg – Doha – Madrid!! 2 luuuunghi giorni!!

mercoledì 10 marzo 2010


Dopo un viaggio interminabile (Buenos Aires – Madrid – Doha – Johannesburg) atterriamo nell’unico continente che ci mancava: il Sud Africa. Il paese delle contraddizioni tra ricchezza e povertà, delle prime elezioni democratiche nel 1994 (!), di 11 lingue ufficiali, di 3 premi Nobel per la Pace e dei prossimi Mondiali di calcio. L’accoglienza è delle migliori, a casa di due vecchi amici che avevamo conosciuto in Perù ben 6 anni fa e che ci ospiteranno a casa loro, con i loro gemellini e con i due cani più coccolosi del mondo, per i primi giorni qui a Jo’burg. Parlare con qualcuno che vive la realtà in cui stai per immetterti è sempre la cosa migliore, ma per conoscere in maniera più approfondita la città e la storia dovremo aspettare il tour della città e Soweto. E così ieri partiamo con la guida, John, per visitare prima la zona delle ville, vedere la casa dove vive Mandela, un breve colpo d’occhio alla città dall’alto di una collinetta e poi… il city center (il centro della città). La guida ci spiega che una volta era il centro delle attività logistico-finanziare della città ma ora tutto si è mosso a Sandton e ora ci sono quartieri lasciati al degrado, dove regnano droga e prostituzione. Bisogna comunque dire anche che nel centro si trovano la Corte Suprema, alcune delle maggiori banche, e quartieri residenziali carini e visibilmente sicuri. John ci conferma comunque che avventurarci in centro di notte non sarebbe proprio un’idea furba nonostante sfati molti dei miti sulla pericolosità di Jo’burg. Saliamo anche su “Top of Africa” un edificio di 50 piani dal quale si gode di una vista a 360° sulla città e dalla quale si vedono anche le miniere d’oro che hanno contribuito a far nascere questa città.

Il tour della città si conclude qui perché la prossima tappa sarà SoWeTo (South West Township). Township è il nome dato ai quartieri dove venivano segregati i non-bianchi (neri, indiani…) sviluppati particolarmente durante l’apartheid (politica di segregazione razziale applicata dal governo bianco) e Soweto è la township probabilmente e tristemente più famosa del mondo. Il primo impatto è positivamente sconvolgente… Avevo letto che lo sviluppo e il miglioramento di questa zona ha fatto notevoli passi avanti, ma le nostre prime foto sono di villette, molto carine e ovviamente senza recinzioni elettriche o cartelli “Risposta armata” (cosa impossibile da non trovare in tutti i quartieri a prevalenza bianca). La scuola è appena terminata e un sacco di bambini ci salutano e si avvicinano per farsi fare una foto, o solo per curiosare. Ma Soweto non è solo questo. Andiamo a vedere una baraccopoli, dove c’è un solo pozzo di acqua per tutti e i bagni sono in comune tra 10 unità abitative. No corrente elettrica. Il governo sta costruendo case per queste persone ed il loro sforzo è concreto. Il problema è che sono tanti! In un’altra township John ci chiede se vogliamo scendere dal furgone e fare un giro “Only if you feel confortable with”… non siamo venuti qui per le belle cartoline ma per vedere la realtà (certo non per avere esperienze suicide!) ma se la guida dice che è ok noi ci fidiamo! Un ragazzo ci fa vedere la sua “casa”: un forno di lamiera senza luce e acqua.

Tutti ci guardano e come sempre i bimbi vengono a farsi fare una foto… Non c’è traccia di odio o rancore, ma solo curiosità e , ci spiega John, speranza (“Se i turisti vedono come vivono, vengono a visitarli, loro possono avere speranza”). A dispetto di ciò che tutti pensano ci sentiamo perfettamente sicuri a camminare a Soweto, anche se essere così poco abbronzati ti fa sentire un po’ particolare! Il tour finisce ma non le nostre domande e curiosità, quindi oggi ci facciamo un salto in un altro museo, dove ci spiegano della resistenza opposta all’apartheid e di quando Mandela e altri furono catturati e rinchiusi in prigione per 27 anni!

Domani si parte per Port Elizabeth e la nostra scoperta dell’Africa continua…
PS: si, abbiamo visto anche lo stadio dei mondiali… ovviamente!

Ok Ok avete ragione… verso la fine inizio a diventare un po’ pigra… Anyway vediamo di aggiornare i nostri spostamenti! Buenos Aires alla fine si è dimostrata molto più carina di quello che pensavamo ed … effettivamente un po’ paurosetta! Per la prima volta nella nostra vita siamo saliti su uno di quei autobus per turisti senza il tetto, con audio guida… molto pensionati in vacanza! Ma effettivamente per vedere la città in tutta sicurezza era la decisione giusta. L’architettura della città è piuttosto impressionante e camminare in Piazza de Majo, dove ancora oggi le madri e parenti dei desaparecidos si riuniscono per chiedere delle risposte è impressionante! E mi viene da chiedermi: ma quanto poco sappiamo della politica internazionale? Certo, dell’ultima storia velina-calciatore non perdiamo una virgola… E’ una domanda che mi sono fatta e mi rifarò ancora nel corso del viaggio, visto che la nostra prossima metà è il favoloso ma sconosciuto Sud Africa! Ma prima di partire… Happy Birthday Giulio! (04.03)

giovedì 4 marzo 2010


Infatti il giorno dopo eravamo in viaggio per S.Antonio de Areco, un’altra perla di paesino, famoso soprattutto per gli artigiani bravissimi che vi risiedono e per essere la terra dei gauchos. Ostello favoloso, gente favolosa, perfino i cani randagi che ti fanno da scorta per le vie della città ci sono piaciute! E poi, signori, siamo diventati famosi! Eh si, ci fermiamo in un negozio e parlando con i proprietari raccontiamo del nostro viaggio. In un attimo ci troviamo a ripetere il tutto ad un cronista della radio locale (Radio Origen) che ci invita il giorno seguente in radio. Alle 9 eccoci davanti ad un microfono a rispondere a domande sul nostro viaggio e impressioni sull’Argentina in spagnolo… da non credere! E poi, per concludere degnamente il nostro soggiorno qui, Gabriel (il cronista) ci invita a pranzo a casa sua. Un’ospitalità senza precedenti e che cultura ci sfoggia il nostro nuovo amico! Conosce l’Italia meglio di noi!! Prendiamo il bus per Buenos Aires a malincuore ma gli ultimi 3 giorni non possiamo non dedicarli alla capitale!!

E poi siamo partiti per S.Ignacio, una boccata d’aria fresca in una giornata così pesante. Non solo per le viette di terra rossa, per le rovine gesuitiche, per lo spettacolo di luci e suoni, ma per la gente, la classica “gente di paese” che quando passi ti saluta e con la quale ti fermi a fare due risate. La semplicità insomma! Maledetta lonely planet che non ti scrive che è facile innamorarsi di posti così quindi che è meglio preventivare almeno 4 giorni…
2 Marzo 2010
Alla fine le cascate dal lato brasiliano non le abbiamo viste… Ci siamo svegliati con un acquazzone pazzesco e continuo, cosa che a Puerto Iguazù non capita mai (e aspettava noi giustamente!) e con la tremenda notizia di ciò che era accaduto in Cile. Ecco allora il tam tam di messaggi con tutti i turisti-amici che abbiamo conosciuto durante il viaggio… Un’altra volta scappando alle calamità naturali…

sabato 27 febbraio 2010


Poi le nostre canoniche 22 ore di bus fino a Puerto Iguazù, cittadina senza carattere ma tappa obbligata per chi vuole vedere le stratosferiche Cataratte dell’ Iguazù. Non abbiamo mai visto una cascata di una certa portata quindi non ho termini di paragone ma signori e signore… che spettacolo!! Indescrivibile e francamente pauroso! La quantità incredibile di acqua che cade al secondo è sconvolgente!!
Domani le vedremo dal lato brasiliano (qui dicono che gli argentini hanno le cascate e i brasiliani hanno la vista). Lo show continua!!

26 febbraio 2010
Cordoba è passata, forse un po’ troppo in fretta perché la città è veramente molto bella e forse meritava una visita più approfondita… comunque ci siamo visti l’università e la chiesa che formano la manzana gesuitica e la guida ci ha spiegato un po’ dell’organizzazione di questo ordine religioso che per il nord dell’Argentina è stato così importante.

domenica 21 febbraio 2010


Ora siamo a Ushuaia, “Il culo del mondo” come recitano i cartelli turistici. La città più a sud di tutto il pianeta… sotto di noi solo il ghiaccio e i pinguini del polo sud. Una città veramente incantevole, anche se freschina! Ci siamo fatti una bella gita in barca a vela sul Canale di Beagle, ad avvistare cormorani e leoni marini, oltre ad una passeggiata su un’isola storicamente usata dagli indigeni, e ovviamente trekking al Parco Nazionale Tierra del Fuego, tra baie e monti innevati, tra incontri ravvicinati con picchi dalla testa rossa, volpi e condor. Ma tra qualche ora si parte, in aereo stavolta, verso il nord, verso il caldo: Cordoba.

Ummm… a quanto pare è da un po’ che non aggiorno gli spostamenti della fam. Spini-DallaVia. Dopo Puerto Natales siamo andati ancora più a sud, a Punta Arenas, per un paio di giorni. Probabilmente la città era molto più pittoresca qualche anno fa, quanto era poco più di un porto. Poi l’industria laniera e quella petrolchimica la hanno resa ricca e ora risulta decadente e un po’ abbandonata a se stessa. Le sue case colorate, la posizione sullo stretto di Magellano e quella luce particolare che avvolge ogni città così al sud la rendono comunque interessante. Ci siamo fatti anche una visitina al museo Salesiano, uno dei più importanti sulle popolazioni indie che vivevano queste zone remote, e ci siamo sentiti in qualche modo orgogliosi di sapere che uno dei massimi esploratori e conoscitori dell’argomento fu un padre italiano, De Agostini (fratello del proprietario della casa editrice). Fa un certo che leggere lettere o vedere documentari nella tua lingua, sapendo che tutti gli altri devono ricorrere ai sottotitoli, anche se non sei a casa tua! Dopo l’orgoglio scompare quando leggi che queste popolazioni hanno visto il primo uomo bianco a metà del 1800 e che in 150 anni di “convivenza” nello stesso territorio non ne è rimasto nemmeno uno… di ben 4 gruppi etnici… Grazie ai nostri virus, alle nostre abitudini e alle nostre armi… Fa riflettere vero?

lunedì 15 febbraio 2010


La principale attrattiva del luogo, anche se il paese in se non è affatto male e ha una luce molto particolare, è il Parco Torres del Paine. Per problemi di tempo ci siamo stati solo un giorno, ma il paesaggio è incredibile! Laghi dai colori diversissimi, cascate d’acqua e monti innevati dovunque. Ogni foto sembra una cartolina!

E dopo quest’esperienza mistica, conclusa con un giro al lago Argentino pieno di fenicotteri rosa, abbiamo varcato di nuovo il confine.
Destinazione: Puerto Natales (Capoluogo della provincia di Ultima Esperanza).
15 febbraio 2010 In questi ultimi giorni ci siamo immersi nelle bellezze più spettacolari che la natura ha da offrire. Prima, a El Calafate, un bel tour al Glaciar Perito Moreno, un fiume di ghiaccio lungo 30 km e alto 60 metri sopra il livello dell’acqua, che avanza a 2 mt al giorno, “perdendo” continuamente dei blocchi di ghiaccio. Il fragore che si sente quando queste sculture ghiacciate dal colore azzurro si infrangono nell’acqua è indescrivibile! Quindi eccovi il video!!

giovedì 11 febbraio 2010


11 Febbraio 2010
Non mi ero mai fermata a riflettere sul fatto che ogni volta che ci prepariamo lo zaino per cambiare destinazione ci stiamo portando dietro la nostra casa… E’ una sensazione strana… impacchetti tutto, controlli di non aver lasciato niente dietro di te, saluti i tuoi amici di una sera o due e cominci a camminare per prendere un altro bus. Stavolta il tragitto è stato veramente lungo: 26 ore. Passare il tempo in autobus ci piace, come in verità in qualsiasi cosa serva per viaggiare (auto, aerei, treni…) quindi l’idea di trascorrerci così tanto tempo non è stato affatto un problema. Ben organizzati con cibo, libri e film, l’ultimo giorno è passato alla grande! A dire la verità l’attività a cui ci siamo dedicati di più è stata fotografare le cartoline che si succedevano fuori dal finestrino… Letteralmente 26 ore immersi in un paesaggio semi desertico, con forte raffiche di vento, qualche capra e qualche alpaca che sembrano messe lì per caso e ogni tanto, ma veramente ogni tanto, una casa. Per noi italiani è difficile da immaginare km e km senza case, negozi e vita! Il paesaggio tuttavia non è affatto noioso: le nuvole, complice il vento, creano cieli bellissimi, con striature che da noi sarebbero impossibili, e persino le pompe per l’estrazione del petrolio assumono un’aria poetica. Chissà cosa doveva essere, molti anni fa, intraprendere questo viaggio con un carretto o a cavallo, con l’orizzonte che ogni tanto ti inganna facendoti credere che un mucchio di sassi bianchi siano mucche al pascolo o che qualche arbusto più alto degli altri siano contadini della zona. Ma poi arriva il tramonto e tutto l’autobus diventa silenzioso… l’unico rumore sono i click delle macchine fotografiche… indescrivibile!

mercoledì 10 febbraio 2010


10 Febbraio 2010
La feria dell’artigianato è stata piuttosto carina e mentre ci passeggiavamo pensavo a quanto sarebbe piaciuta ai miei zii e a mia mamma (papà invece sarebbe rimasto seduto nel parchetto a fumare sigarette e a chiedersi perché mamma prende in mano per la centesima volta la stessa cosa senza poi comprarla!). Il paesaggio è altrettanto spettacolare: monti a destra e a sinistra e ancora laghi. Forse è un peccato non prenderci il tempo di visitare questa cittadina, ma abbiamo un ghiacciaio che ci attende, dopo solo 26 ore di autobus… Si parte per El Calafate e il Glaciar Perito Moreno!!

martedì 9 febbraio 2010


9 Febbraio 2010
La via dei 7 laghi è stata veramente bella, anche se l’abbiamo vista con freddo e pioggia… La natura qui in Patagonia è sorprendente e non abbiamo ancora visto quella del sud!! E poi siamo arrivati a Bariloche, una cittadina pittoresca molto simile a quelle del nostro tirolo. L’ambiente è bellissimo, con un enorme lago e cani s.bernardo in piazza pronti per essere fotografati. Domani però si riparte, per fare rotta al El Bolson, cittadina hippy a 100 km da qui, famosa per una grande feria artigianale. Potevamo perdercela?

domenica 7 febbraio 2010


6 Febbraio 2010
Alla fine Mendoza si è confermata una città piacevole in cui passeggiare, strapiena di parchi… La cosa incredibile è che tutto il verde della città viene irrigato artificialmente con l’acqua che scende dalla montagna, perché questo era un deserto!! Credetemi, trovandovi nel Parque General San Martìn non ci credereste vista la varietà di piante. Poi salite sul Cerro della gloria, un monticello del parco con un monumento all'ejercito de los Andes di San Martìn (liberatore di Cile, Argentina e Perù dal dominio spagnolo) è ciò che vedete fuori dal centro della città fin sotto alle pre-ande è … deserto! Nella foto si vede, anche se forse colpisce di più l’attenzione la confezione di riso soffiato che stavamo mangiando come pranzo (maledetto virus!#!!). Le principali attrattive della città sono scalare il Colgaua, il monte più alto delle Ande (per il quale noi non è che fossimo allenati e in ottima salute) o andare per vigneti, ma per rispetto al mio papy non si fa! E poi che hanno da insegnarmi loro che non abbia già visto a Monte di Malo?! Il vino l’abbiamo assaggiato comunque… ovviamente! Poi un altro piccolo viaggetto in bus (17 ore!) per arrivare a S. Martin de los Andes, dove ci aspetta la via dei 7 laghi che tutti ci hanno descritto come incantevole!

giovedì 4 febbraio 2010


Poi, stanotte, abbiamo valicato le Ande con destinazione Mendoza (Argentina). La città per quel poco che abbiamo visto oggi, sembra mooolto carina, ma daremo giudizi più approfonditi nei prossimi giorni!

Dopo Santiago ci siamo spostati a Valparaiso, una città veramente affascianante! La particolarità è che si estende su cerros (colli) da cui la vista sul mare e sul porto è mozzafiato! Tappa obbligata la visita ad una delle tre case di Neruda, la Sebastiana, che un po’ ci ha fatto venire la nostalgia di casa nostra e un po’ ci ha dato nuove idee per cambiare arredamento.

3 febbraio 2010
E dopo il paradiso… la capitale! Il nostro arrivo a Santiago è stato accolto… dall’ennesima fiesta! È pazzesco, le attiriamo come calamite! Stavolta il pretesto era la sfilata per le vie del centro di due marionette, protagoniste di uno spettacolo teatrale francese Royal de Lux, che si era già svolta nel 2007. Piccolo particolare: la Pequeña Gigante è alta 6 metri e suo zio Scafandra 11!! Vengono mossi da enormi gru in cui ragazzi e ragazze si lanciano con corde da una parte all’altra per far muovere le mani e la testa e li fanno ovviamente camminare! Uno spettacolo mai visto che dopo di qui andrà a New York (così siamo persino riusciti a battere sul tempo la Grande Mela: incredibile!!). Per il resto di Santiago niente da segnalare … una capitale come un’altra, che oltretutto abbiamo visto poco per il nostro primo virus intestinale del viaggio … :(

domenica 31 gennaio 2010

31 gennaio



Ciao a tutti... qui sono i tristissimi Giulio e Barbara che vi scrivono dopo aver lasciato l'isola paradiso di Rapa Nui! sig sig!! Gli ultimi 3 giorni sono stati ancora un continuo di racconti del tio Eugenio e della tia Luisa, onde dell'oceano, mohai, sorrisi, un altro giretto in scooter e una nuova avventura ad un altro vulcano. Siamo andati a vedere quella che chiamano "la fabbrica dei mohai" sul Rano Raraku: impressionante la quantità di queste statue che hanno costruito, alcune solo parzialmente! [vedi foto] Ci siamo fatti anche una visita istruttiva al museo, anche se con tutte le informazioni e le storie che ci hanno raccontato i nostri perfetti padroni di casa non è che fosse necessario!! E poi l'inizio della festa: Tapati Rapa Nui! Che non sia fatta per i turisti lo si capisce subito, visto che parlano prevalentemente nella lingua locale (oltretutto bellissima da ascoltare!). Forse l'organizzazione non è di quelle occidentali, ma la passione che investono in canti e balli è senza pari! E purtroppo noi non abbiamo visto che una competizione, stamattina, prima di partire, ma per 2 settimane i due gruppi in cui si è divisa l'isola si darà battaglia in un sacco di prove...
Lasciare un posto in cui si è vissuta un'esperienza così bella è sempre difficile, ma per la prima volta abbiamo trovato un posto in cui non avremmo alcun tipo di dubbio a tornare... magari per vedere tutta la Tapati Rapa Nui!! Ci resterà per sempre un ricordo indelebile di quest'isola e delle sue persone, non solo nelle centinaia di foto fatte, ma nel cuore e ... nel corpo!

giovedì 28 gennaio 2010

26 gennaio


E come dice mia mamma... ci pensate a destra e siamo a sinistra! Anzi... stavolta non siamo ne a destra ne a sinistra: siamo nel paradiso terrestre di Rapa Nui!!! Abbiamo anticipato il volo e siamo partiti appena messo piede in Cile (eh solo 2 giorni in viaggio ci sembravano pochi... quindi eccoci sull'aereo di nuovo per altre 6 ore!)Quest'isola, la piu' lontana al mondo da qualsiasi altra terra abitata, e' incredibile: oceano azzurro, coste rocciose a picco sul mare, prateria nell'entroterra, centinaia di cavalli liberi che corrono da una parte all'altra, tramonti rossi tipici della polinesia e, su tutto, giganteschi moai (le teste per le quali l'isola e' universalmente famosa). Ma dopo qualche giorno abbiamo iniziato a scoprire anche la mitica storia dell'isola, della gente, e, con la nostra solita fortuna, siamo arrivati giusti per vedere i preparativi per la festa piu' importante dell'anno:Tapati Rapa Nui. Che brutto sarebbe vedere solo i preparativi di una festa che inizia il 29 e noi abbiamo l'aereo il 26.... Detto, fatto! Volo spostato al 30, per goderci almeno la prima giornata della festa!! E abbiamo guadagnato anche altri 3 giorni di sole, mare e sogni polinesici! Il continente puo' attendere, ma l'ombligo del mundo no!

21 gennaio 2010
E dopo autobus, 12 ore di attesa all’aeroporto, e due voli, abbiamo lasciato Cuba… non senza l’ultima sorpresa di vederci spedire in prima classe non so ancora per che motivo! Di Cuba ci resteranno tanti ricordi discordanti, tante chiacchierate con le persone, alcuni paesaggi da cartolina intervallati da squarci di povertà. Le ultime chiacchierate sono state con il taxista che ci ha portato all’aeroporto e con dei ragazzi che stavano aspettando di veder partire le loro morose europee. Con il primo abbiamo parlato di Fidel, che da bravo oratore qual’era spiegava sempre il perché di alcune manovre economiche e che, se da un lato toglieva, dall’altro dava. Ma ora c’è suo fratello come presidente, Raul, e il discorso cambia. Come per molti cubani con cui abbiamo parlato, Raul non è all’altezza del ruolo e la sua politica è molto più dura della precedente. Con i ragazzi all’aeroporto invece i discorsi sono stati più leggeri: l’Italia, i vestiti di marca, se uno avesse o meno conosciuto Gabbana… Discorsi frivoli di ragazzi che danno l’idea di aspettare solo una turista che si innamori di loro e decida di sposarli per poter scappare dall’isola.
Forse il nostro primo giudizio su Cuba è stato troppo duro… serviva più pazienza con chi vive segregato nella propria isola, senza contatti con il mondo esterno se non attraverso i turisti, in fila per prendere il cibo che lo stato decide sia necessario dare, con supermercati mezzi vuoti o in cui trovi prodotti in maniera saltuaria, a seconda di quale stato sfidi l’embargo americano per i 6 mesi successivi. Tutto è relativo e saltuario, dagli orari degli autobus ai prezzi. Certo che sentirsi un bancomat ambulante non è sempre facile, ma se ripenso a questi 25 giorni abbiamo conosciuto anche moltissime persone vere, di cuore.
Ma ora è tempo di partire… Chile aspettaci!

martedì 19 gennaio 2010


19 gennaio 2010
Alla fine siamo riusciti a farci dare un passaggio fino all’Havana, salvo poi scoprire che il bus per Vinales era partito da circa 20 minuti! Poco male… notte all’Havana e arrivo a Vinales il giorno seguente. “Beati gli ultimi paesi visti perché saranno i meglio ricordati!” e nel caso di Vinales è proprio vero!! Dalla casa particular, bellissima e con un bel patio e le sedie a dondolo, ai nonni che ci hanno ospitato, Miguel e Anita, alle due francesi con le quali abbiamo condiviso l’abitazione, Laura e Imene, tutto è stato perfetto. Il paesino poi è una sorta di oasi di pace, modello Baracoa, con le montagne e le piantagioni di tabacco al posto del mare. Ieri ci siamo fatti una lunga camminata attraverso i campi e le montagne con una guida, El Chino: spettacolare! Oggi ci prendiamo le bici per andare ad esplorare ancora un po’ la zona e domani si parte per ritornare all’Havana a prendere l’aereo… Chile arriviamo!

16 gennaio 2010
La nostra micro permanenza a Santiago è stata sufficiente per farci un’idea della città e per definire che non è così caotica o malfamata come tutti ci avevano detto! Certo che dopo 3 giorni di paradiso ributtarci su vie in cui tutti ti chiedono qualcosa, dalla moneta al comprare sigari, è stato un po’ traumatico e francamente fastidioso! Ed ora eccoci in bus per Varadero, l’unica metà verso nord con posti liberi che siamo riusciti a trovare, o forse sarebbe più giusto dire “vincere”, nella lotteria che la compagnia degli autobus fa ogni giorno…. Non vendono i biglietti in anticipo quindi al momento di partire salti su dove capita! Ma anche questo è Cuba…

14 gennaio
Cosa fareste se vi dicessero che avete solo un minuto per impachettare le vostre cose e iniziare a correre? A noi non hanno lasciato la scelta… stavamo camminando per strada quando alcune persone hanno iniziato a correre via dal lungomare. Sulle prime pensavamo fosse successo qualcosa a qualcuno, ma quando le persone hanno iniziato a diventare un fiume di gente abbiamo fermato una signora e chiesto cosa stesse succedendo. “Arriva lo tzunami, bisogna correre al punto più alto della città”. Io, terrorizzata, ho iniziato a correre e a guardarmi intorno inebetita, tra gente che urlava il nome dei famigliari, pianti e bimbi mezzi nudi per mano alle mamme. Giulio, molto più presente, ha aiutato gli anziani a salire i 130-140 scalini fino ad un hotel, il punto più alto della città. Un paese intero in transumanza, tra sirene della polizia e delle ambulanze e il vorticare delle eliche dell’elicottero che ha dato l’allarme con gli occhi sempre verso al mare. Pensare al fatto che le persone che avevamo intorno avrebbero perso tutto ci paralizzava. Solo allora ci è venuto in mente che avevamo sentito il terremoto quel pomeriggio e abbiamo collegato i due fenomeni. Fortunatamente l’allarme è rientrato dopo una mezzora anche se la paura e la riluttanza della gente a scendere di nuovo era visibile. Anche noi siamo riscesi verso la nostra casa particular, aspettando di riunire tutta la “famiglia”: nonna, figlio, nipote e Marta e Michele, l’altra coppia italiana ospite con noi della casa. La mattina dopo la notizia di Haiti mi ha fatto venire le lacrime agli occhi… e tremare per quanto sia vicina a Cuba…
Ora siamo in bus per Santiago. Di Barracoa ci resterà però un ricordo meraviglioso, allarmi a parte: il mare azzurrissimo e potente, gli abitanti che non lesinano sorrisi e saluti, Marilin, la signora che ci ha trovato la casa, e la nonna Elsa, proprietaria della casa, i giocolieri conosciuti in spiaggia, e i simpaticissimi Marta e Michele con cui ci siamo fatti ore e ore di chiacchierate!! Purtroppo il tempo non è stato dalla nostra, visto che non ha mai smesso di piovere. Ci sarebbero state un sacco di escursioni e di bellezze naturali da visitare, ma sarà per la prossima!

11 gennaio
Dopo due giorni di pioggia infame in cui l’unica cosa positiva è stata la chiacchierata con due ragazzi romani in un bar del centro, siamo partiti per un “viaggio della speranza” verso Baracoa. Prima tappa Santiago, lista d’attesa per Baracoa e finalmente i biglietti: totale 12 ore di bus con traversata notturna.
Baracoa si presenta subito bellissima: in riva al mare, casette carine, gente simpatica che per la prima volta da quando siamo a Cuba non cerca di venderti di tutto e la signora della casa particular un mito. Il tempo è l’unica cosa così così, ma confidiamo nei prossimi giorni. Ci facciamo comunque una passeggiata sulla spiaggia, conosciamo gente simpaticissima che mette in piedi per noi un siparietto di arti marziali e finta lotta libera, facciamo foto, mangiamo una delle pizze più buone di Cuba. Voto alla città: 9 – imperdibile!!

domenica 10 gennaio 2010


9 Gennaio 2010
Tra fare foto, salutare gente e rispondere “no gracias” a chiunque ci proponesse sigari, posti dove mangiare e improbabili giri a cavallo, le giornate a Trinidad sono volate! L’ultimo giorno un giretto a cavallo ce lo siamo concessi… nel parque Cubano (ma non nel più famoso Rancho). Era la prima volta che salivo su un cavallo (in Perù era poco più di un mulo!) e mi è piaciuto un sacco! A Giulio hanno dato una cavalla pazza che appena vedeva un minimo rettilineo partiva al galoppo… che risate! Per il gruppo era “la rapida”. Il mio invece era il vecchio saggio del gruppo, buonissimo e indubbiamente il più bello. La passeggiata ci ha regalato paesaggi bellissimi anche se la cascata tanto reclamizzata era la versione piccola della nostra Pria di Arsiero… passabile.
Ora siamo a Camagüey , una città costruita con una pianta labirintica per disorientare i pirati e che ha fatto perdere l’orientamento anche a Giulio. Le piazze e le viette tortuose sono affascinanti, anche se reggere il confronto con Trinidad è indubbiamente mooolto difficile! Concludo con una riflessione personale: oggi sono ben 10 anni che io e Giulio ci conosciamo… come dicono qui “Que lindo!”

mercoledì 6 gennaio 2010


Ed ora eccoci a Trinidad. Se pensavamo di aver visto l’architettura coloniale non avevamo ancora fatto i conti con questo magnifico paese, protetto dall’Unesco. Un trionfo di viottoli ciottolati percorsi dai cavalli, case colorate, una vista magnifica sul mare in lontananza, musica che risuona tutto il giorno e ville coloniali vecchie di 400 anni. Il giorno dopo il nostro arrivo lo abbiamo passato … in spiaggia! Playa Anchon è la più famosa nei dintorni e il mare è veramente bello: pulito e turchese. Oggi, con una bella ustione, ci andiamo invece a visitare vietta per vietta Trinidad

Con una coppia inglese ci siamo divisi il taxi fino a Cienfuegos, tranquilla cittadina costiera famosa per la sua architettura coloniale di stampo francese e per una passeggiata lungomare che chiamano Malecon (come quello dell’Avana ma 10 volte più corto). La piazza era carina e anche il lungomare, che abbiamo percorso in lungo e in largo almeno 20 volte, era molto piacevole. Qui le macchine antiche si mescolano a carri trainati da cavalli, a coco-taxi (bici o moto che trainano una specie di carretto con 2 posti a sedere) e le case un tempo sfarzose come solo lo stile coloniale sa fare si mescolano ad altre di ovvia ispirazione anni ’50 americana. Alcuni di questi gioielli architettonici sono veramente ben tenuti (quelli che sono diventati ristoranti o alberghi) ma gli altri… Ma un posto è fatto anche dalla gente che trovi, come la famiglia che abbiamo incontrato, mentre camminavamo con un’altra coppia di italiani appena conosciuti, sulla punta estrema di Cienfuegos. Con il pretesto di far loro una foto si attacca bottone, ci invitano a mangiare qualcosa con loro, “prendi anche un goccio di ron”, le presentazioni, quattro chiacchere su Cuba… davanti al mare. E poi, quando è ora di andare, è tutto un bacio, un augurio di buona fortuna per l’anno nuovo e perfino il piccolo Alberto corre a darmi un bacino! Guardare le foto che abbiamo fatto con loro ci farà sempre sorridere!

6 Gennaio 2010
Tanti auguri a tutte le befane del mondo!! Per me quest’anno niente voli con la scopa e trafficare di carbone… Dopo la capitale ci siamo diretti a Santa Clara, paesino famoso soprattutto per il mausoleo di Che Guevara che, manco a dirlo, era chiuso!! L’abbiamo comunque visto da fuori e fatto quattro piacevoli chiacchere con i sorveglianti del monumento… Ci torneremo la prossima volta!

sabato 2 gennaio 2010

BUON 2010!


1 gennaio 2010
BUON ANNO A TUTTI!! Noi intanto siamo arrivati all’Havana… un groviglio di viette, gente e musica. Dopo qualche peripezia con l’alloggio (prenotato, ma quando siamo arrivati non più disponibile) ci siamo sistemati fuori dal centro, in un quartiere residenziale proprio carino, in famiglia. E poi, ovviamente, si parte alla scoperta di una città che sembra congelata a 40 anni fa: macchine antiche lungo le strade, che fanno slalom tra i bambini e la gente costantemente riversata in strada, immagini e slogan del Che e di Fidel dovunque, ville che un tempo devono essere state magnifiche lasciate andare alla deriva. Un tempo questa città coloniale dev’essere stata un vero spettacolo! E poi via coi luoghi classici che a chiunque vengono in mente quando si parla di Cuba. Da Plaza della Revolution al Museo de la Revolution, alla passeggiata lungo il Malecon, con le onde che si infrangono sulla strada, al bar dei Buena Vista Social Club. E poi tante piazze, bellissime, viette che si diramano dal centro e … povertà. Entrare nei loro negozi è una desolazione: qualche scatoletta o biscotti sparsi su scaffali semi-vuoti e quasi tutto della stessa marca. Con la scusa dell’ultimo dell’anno in famiglia si parla un po’ con la gente, per capire di più di questo mondo chiuso su se stesso. Unanime è il fatto che si sta meglio adesso che non quando c’era Batista e qui io e Giulio ci guardiamo tentando di indovinare come doveva essere… C’è chi prende le difese del sistema di Castro, ci dice che i bisogni primari sono garantiti a tutti in maniera gratuita, che tanti studiano fino all’università (salvo poi finire a pulire le strade magari con una laurea in ingegneria) e altri per i quali qui a Cuba va tutto male. Non possono uscire dal paese senza essere stati “invitati” in un paese straniero e le ambasciate devono accettare la loro richiesta. Ci raccontano di come lo stato non possa sopravvivere importando ed esportando prodotti senza avere a che fare con gli USA e senza usare il dollaro. Si parla del Che… alcuni di loro lo hanno conosciuto di persona, visto che la famiglia che ci ospita è originaria di Santa Clara. Uno di loro ha anche combattuto in Angola…
Su tutto la loro fierezza, la loro forza e il loro spirito latino…
Domani lasciamo la capitale per il sud: Santa Clara, Cienfuegos… e l’avventura continua!
 
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