domenica 31 gennaio 2010

31 gennaio



Ciao a tutti... qui sono i tristissimi Giulio e Barbara che vi scrivono dopo aver lasciato l'isola paradiso di Rapa Nui! sig sig!! Gli ultimi 3 giorni sono stati ancora un continuo di racconti del tio Eugenio e della tia Luisa, onde dell'oceano, mohai, sorrisi, un altro giretto in scooter e una nuova avventura ad un altro vulcano. Siamo andati a vedere quella che chiamano "la fabbrica dei mohai" sul Rano Raraku: impressionante la quantità di queste statue che hanno costruito, alcune solo parzialmente! [vedi foto] Ci siamo fatti anche una visita istruttiva al museo, anche se con tutte le informazioni e le storie che ci hanno raccontato i nostri perfetti padroni di casa non è che fosse necessario!! E poi l'inizio della festa: Tapati Rapa Nui! Che non sia fatta per i turisti lo si capisce subito, visto che parlano prevalentemente nella lingua locale (oltretutto bellissima da ascoltare!). Forse l'organizzazione non è di quelle occidentali, ma la passione che investono in canti e balli è senza pari! E purtroppo noi non abbiamo visto che una competizione, stamattina, prima di partire, ma per 2 settimane i due gruppi in cui si è divisa l'isola si darà battaglia in un sacco di prove...
Lasciare un posto in cui si è vissuta un'esperienza così bella è sempre difficile, ma per la prima volta abbiamo trovato un posto in cui non avremmo alcun tipo di dubbio a tornare... magari per vedere tutta la Tapati Rapa Nui!! Ci resterà per sempre un ricordo indelebile di quest'isola e delle sue persone, non solo nelle centinaia di foto fatte, ma nel cuore e ... nel corpo!

giovedì 28 gennaio 2010

26 gennaio


E come dice mia mamma... ci pensate a destra e siamo a sinistra! Anzi... stavolta non siamo ne a destra ne a sinistra: siamo nel paradiso terrestre di Rapa Nui!!! Abbiamo anticipato il volo e siamo partiti appena messo piede in Cile (eh solo 2 giorni in viaggio ci sembravano pochi... quindi eccoci sull'aereo di nuovo per altre 6 ore!)Quest'isola, la piu' lontana al mondo da qualsiasi altra terra abitata, e' incredibile: oceano azzurro, coste rocciose a picco sul mare, prateria nell'entroterra, centinaia di cavalli liberi che corrono da una parte all'altra, tramonti rossi tipici della polinesia e, su tutto, giganteschi moai (le teste per le quali l'isola e' universalmente famosa). Ma dopo qualche giorno abbiamo iniziato a scoprire anche la mitica storia dell'isola, della gente, e, con la nostra solita fortuna, siamo arrivati giusti per vedere i preparativi per la festa piu' importante dell'anno:Tapati Rapa Nui. Che brutto sarebbe vedere solo i preparativi di una festa che inizia il 29 e noi abbiamo l'aereo il 26.... Detto, fatto! Volo spostato al 30, per goderci almeno la prima giornata della festa!! E abbiamo guadagnato anche altri 3 giorni di sole, mare e sogni polinesici! Il continente puo' attendere, ma l'ombligo del mundo no!

21 gennaio 2010
E dopo autobus, 12 ore di attesa all’aeroporto, e due voli, abbiamo lasciato Cuba… non senza l’ultima sorpresa di vederci spedire in prima classe non so ancora per che motivo! Di Cuba ci resteranno tanti ricordi discordanti, tante chiacchierate con le persone, alcuni paesaggi da cartolina intervallati da squarci di povertà. Le ultime chiacchierate sono state con il taxista che ci ha portato all’aeroporto e con dei ragazzi che stavano aspettando di veder partire le loro morose europee. Con il primo abbiamo parlato di Fidel, che da bravo oratore qual’era spiegava sempre il perché di alcune manovre economiche e che, se da un lato toglieva, dall’altro dava. Ma ora c’è suo fratello come presidente, Raul, e il discorso cambia. Come per molti cubani con cui abbiamo parlato, Raul non è all’altezza del ruolo e la sua politica è molto più dura della precedente. Con i ragazzi all’aeroporto invece i discorsi sono stati più leggeri: l’Italia, i vestiti di marca, se uno avesse o meno conosciuto Gabbana… Discorsi frivoli di ragazzi che danno l’idea di aspettare solo una turista che si innamori di loro e decida di sposarli per poter scappare dall’isola.
Forse il nostro primo giudizio su Cuba è stato troppo duro… serviva più pazienza con chi vive segregato nella propria isola, senza contatti con il mondo esterno se non attraverso i turisti, in fila per prendere il cibo che lo stato decide sia necessario dare, con supermercati mezzi vuoti o in cui trovi prodotti in maniera saltuaria, a seconda di quale stato sfidi l’embargo americano per i 6 mesi successivi. Tutto è relativo e saltuario, dagli orari degli autobus ai prezzi. Certo che sentirsi un bancomat ambulante non è sempre facile, ma se ripenso a questi 25 giorni abbiamo conosciuto anche moltissime persone vere, di cuore.
Ma ora è tempo di partire… Chile aspettaci!

martedì 19 gennaio 2010


19 gennaio 2010
Alla fine siamo riusciti a farci dare un passaggio fino all’Havana, salvo poi scoprire che il bus per Vinales era partito da circa 20 minuti! Poco male… notte all’Havana e arrivo a Vinales il giorno seguente. “Beati gli ultimi paesi visti perché saranno i meglio ricordati!” e nel caso di Vinales è proprio vero!! Dalla casa particular, bellissima e con un bel patio e le sedie a dondolo, ai nonni che ci hanno ospitato, Miguel e Anita, alle due francesi con le quali abbiamo condiviso l’abitazione, Laura e Imene, tutto è stato perfetto. Il paesino poi è una sorta di oasi di pace, modello Baracoa, con le montagne e le piantagioni di tabacco al posto del mare. Ieri ci siamo fatti una lunga camminata attraverso i campi e le montagne con una guida, El Chino: spettacolare! Oggi ci prendiamo le bici per andare ad esplorare ancora un po’ la zona e domani si parte per ritornare all’Havana a prendere l’aereo… Chile arriviamo!

16 gennaio 2010
La nostra micro permanenza a Santiago è stata sufficiente per farci un’idea della città e per definire che non è così caotica o malfamata come tutti ci avevano detto! Certo che dopo 3 giorni di paradiso ributtarci su vie in cui tutti ti chiedono qualcosa, dalla moneta al comprare sigari, è stato un po’ traumatico e francamente fastidioso! Ed ora eccoci in bus per Varadero, l’unica metà verso nord con posti liberi che siamo riusciti a trovare, o forse sarebbe più giusto dire “vincere”, nella lotteria che la compagnia degli autobus fa ogni giorno…. Non vendono i biglietti in anticipo quindi al momento di partire salti su dove capita! Ma anche questo è Cuba…

14 gennaio
Cosa fareste se vi dicessero che avete solo un minuto per impachettare le vostre cose e iniziare a correre? A noi non hanno lasciato la scelta… stavamo camminando per strada quando alcune persone hanno iniziato a correre via dal lungomare. Sulle prime pensavamo fosse successo qualcosa a qualcuno, ma quando le persone hanno iniziato a diventare un fiume di gente abbiamo fermato una signora e chiesto cosa stesse succedendo. “Arriva lo tzunami, bisogna correre al punto più alto della città”. Io, terrorizzata, ho iniziato a correre e a guardarmi intorno inebetita, tra gente che urlava il nome dei famigliari, pianti e bimbi mezzi nudi per mano alle mamme. Giulio, molto più presente, ha aiutato gli anziani a salire i 130-140 scalini fino ad un hotel, il punto più alto della città. Un paese intero in transumanza, tra sirene della polizia e delle ambulanze e il vorticare delle eliche dell’elicottero che ha dato l’allarme con gli occhi sempre verso al mare. Pensare al fatto che le persone che avevamo intorno avrebbero perso tutto ci paralizzava. Solo allora ci è venuto in mente che avevamo sentito il terremoto quel pomeriggio e abbiamo collegato i due fenomeni. Fortunatamente l’allarme è rientrato dopo una mezzora anche se la paura e la riluttanza della gente a scendere di nuovo era visibile. Anche noi siamo riscesi verso la nostra casa particular, aspettando di riunire tutta la “famiglia”: nonna, figlio, nipote e Marta e Michele, l’altra coppia italiana ospite con noi della casa. La mattina dopo la notizia di Haiti mi ha fatto venire le lacrime agli occhi… e tremare per quanto sia vicina a Cuba…
Ora siamo in bus per Santiago. Di Barracoa ci resterà però un ricordo meraviglioso, allarmi a parte: il mare azzurrissimo e potente, gli abitanti che non lesinano sorrisi e saluti, Marilin, la signora che ci ha trovato la casa, e la nonna Elsa, proprietaria della casa, i giocolieri conosciuti in spiaggia, e i simpaticissimi Marta e Michele con cui ci siamo fatti ore e ore di chiacchierate!! Purtroppo il tempo non è stato dalla nostra, visto che non ha mai smesso di piovere. Ci sarebbero state un sacco di escursioni e di bellezze naturali da visitare, ma sarà per la prossima!

11 gennaio
Dopo due giorni di pioggia infame in cui l’unica cosa positiva è stata la chiacchierata con due ragazzi romani in un bar del centro, siamo partiti per un “viaggio della speranza” verso Baracoa. Prima tappa Santiago, lista d’attesa per Baracoa e finalmente i biglietti: totale 12 ore di bus con traversata notturna.
Baracoa si presenta subito bellissima: in riva al mare, casette carine, gente simpatica che per la prima volta da quando siamo a Cuba non cerca di venderti di tutto e la signora della casa particular un mito. Il tempo è l’unica cosa così così, ma confidiamo nei prossimi giorni. Ci facciamo comunque una passeggiata sulla spiaggia, conosciamo gente simpaticissima che mette in piedi per noi un siparietto di arti marziali e finta lotta libera, facciamo foto, mangiamo una delle pizze più buone di Cuba. Voto alla città: 9 – imperdibile!!

domenica 10 gennaio 2010


9 Gennaio 2010
Tra fare foto, salutare gente e rispondere “no gracias” a chiunque ci proponesse sigari, posti dove mangiare e improbabili giri a cavallo, le giornate a Trinidad sono volate! L’ultimo giorno un giretto a cavallo ce lo siamo concessi… nel parque Cubano (ma non nel più famoso Rancho). Era la prima volta che salivo su un cavallo (in Perù era poco più di un mulo!) e mi è piaciuto un sacco! A Giulio hanno dato una cavalla pazza che appena vedeva un minimo rettilineo partiva al galoppo… che risate! Per il gruppo era “la rapida”. Il mio invece era il vecchio saggio del gruppo, buonissimo e indubbiamente il più bello. La passeggiata ci ha regalato paesaggi bellissimi anche se la cascata tanto reclamizzata era la versione piccola della nostra Pria di Arsiero… passabile.
Ora siamo a Camagüey , una città costruita con una pianta labirintica per disorientare i pirati e che ha fatto perdere l’orientamento anche a Giulio. Le piazze e le viette tortuose sono affascinanti, anche se reggere il confronto con Trinidad è indubbiamente mooolto difficile! Concludo con una riflessione personale: oggi sono ben 10 anni che io e Giulio ci conosciamo… come dicono qui “Que lindo!”

mercoledì 6 gennaio 2010


Ed ora eccoci a Trinidad. Se pensavamo di aver visto l’architettura coloniale non avevamo ancora fatto i conti con questo magnifico paese, protetto dall’Unesco. Un trionfo di viottoli ciottolati percorsi dai cavalli, case colorate, una vista magnifica sul mare in lontananza, musica che risuona tutto il giorno e ville coloniali vecchie di 400 anni. Il giorno dopo il nostro arrivo lo abbiamo passato … in spiaggia! Playa Anchon è la più famosa nei dintorni e il mare è veramente bello: pulito e turchese. Oggi, con una bella ustione, ci andiamo invece a visitare vietta per vietta Trinidad

Con una coppia inglese ci siamo divisi il taxi fino a Cienfuegos, tranquilla cittadina costiera famosa per la sua architettura coloniale di stampo francese e per una passeggiata lungomare che chiamano Malecon (come quello dell’Avana ma 10 volte più corto). La piazza era carina e anche il lungomare, che abbiamo percorso in lungo e in largo almeno 20 volte, era molto piacevole. Qui le macchine antiche si mescolano a carri trainati da cavalli, a coco-taxi (bici o moto che trainano una specie di carretto con 2 posti a sedere) e le case un tempo sfarzose come solo lo stile coloniale sa fare si mescolano ad altre di ovvia ispirazione anni ’50 americana. Alcuni di questi gioielli architettonici sono veramente ben tenuti (quelli che sono diventati ristoranti o alberghi) ma gli altri… Ma un posto è fatto anche dalla gente che trovi, come la famiglia che abbiamo incontrato, mentre camminavamo con un’altra coppia di italiani appena conosciuti, sulla punta estrema di Cienfuegos. Con il pretesto di far loro una foto si attacca bottone, ci invitano a mangiare qualcosa con loro, “prendi anche un goccio di ron”, le presentazioni, quattro chiacchere su Cuba… davanti al mare. E poi, quando è ora di andare, è tutto un bacio, un augurio di buona fortuna per l’anno nuovo e perfino il piccolo Alberto corre a darmi un bacino! Guardare le foto che abbiamo fatto con loro ci farà sempre sorridere!

6 Gennaio 2010
Tanti auguri a tutte le befane del mondo!! Per me quest’anno niente voli con la scopa e trafficare di carbone… Dopo la capitale ci siamo diretti a Santa Clara, paesino famoso soprattutto per il mausoleo di Che Guevara che, manco a dirlo, era chiuso!! L’abbiamo comunque visto da fuori e fatto quattro piacevoli chiacchere con i sorveglianti del monumento… Ci torneremo la prossima volta!

sabato 2 gennaio 2010

BUON 2010!


1 gennaio 2010
BUON ANNO A TUTTI!! Noi intanto siamo arrivati all’Havana… un groviglio di viette, gente e musica. Dopo qualche peripezia con l’alloggio (prenotato, ma quando siamo arrivati non più disponibile) ci siamo sistemati fuori dal centro, in un quartiere residenziale proprio carino, in famiglia. E poi, ovviamente, si parte alla scoperta di una città che sembra congelata a 40 anni fa: macchine antiche lungo le strade, che fanno slalom tra i bambini e la gente costantemente riversata in strada, immagini e slogan del Che e di Fidel dovunque, ville che un tempo devono essere state magnifiche lasciate andare alla deriva. Un tempo questa città coloniale dev’essere stata un vero spettacolo! E poi via coi luoghi classici che a chiunque vengono in mente quando si parla di Cuba. Da Plaza della Revolution al Museo de la Revolution, alla passeggiata lungo il Malecon, con le onde che si infrangono sulla strada, al bar dei Buena Vista Social Club. E poi tante piazze, bellissime, viette che si diramano dal centro e … povertà. Entrare nei loro negozi è una desolazione: qualche scatoletta o biscotti sparsi su scaffali semi-vuoti e quasi tutto della stessa marca. Con la scusa dell’ultimo dell’anno in famiglia si parla un po’ con la gente, per capire di più di questo mondo chiuso su se stesso. Unanime è il fatto che si sta meglio adesso che non quando c’era Batista e qui io e Giulio ci guardiamo tentando di indovinare come doveva essere… C’è chi prende le difese del sistema di Castro, ci dice che i bisogni primari sono garantiti a tutti in maniera gratuita, che tanti studiano fino all’università (salvo poi finire a pulire le strade magari con una laurea in ingegneria) e altri per i quali qui a Cuba va tutto male. Non possono uscire dal paese senza essere stati “invitati” in un paese straniero e le ambasciate devono accettare la loro richiesta. Ci raccontano di come lo stato non possa sopravvivere importando ed esportando prodotti senza avere a che fare con gli USA e senza usare il dollaro. Si parla del Che… alcuni di loro lo hanno conosciuto di persona, visto che la famiglia che ci ospita è originaria di Santa Clara. Uno di loro ha anche combattuto in Angola…
Su tutto la loro fierezza, la loro forza e il loro spirito latino…
Domani lasciamo la capitale per il sud: Santa Clara, Cienfuegos… e l’avventura continua!
 
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